Iron Lady
"Questo è ciò in cui crediamo" esclamò la signora Thatcher, da poco divenuta leader dei conservatori britannici, interrompendo una riunione in cui qualcuno suggeriva di evitare gli estremismi per rilanciare il partito, e nel frattempo buttò sul tavolo il libro che aveva recuperato nella sua cartella. Il libro era La società libera, di Friedrich von Hayek, il seguito è già storia.
Happy birthday Margaret!
Quando tutto poteva finire male, quando in Europa i Mitterand andavano a braccetto coi più beceri e lerci dittatori della storia, quando ormai sui libri di geopolitica si stava per serigrafare l'uguaglianza: diplomazia = détente, quando Kissinger e Carter era quanto di meglio gli USA potessero offrire, quando Sharansky ancora ammuffiva in una fredda cella in URSS per aver fatto una serie troppo lunga di "cose giuste", quando nessuno sapeva o voleva dare a vedere di sapere cosa succedesse al di là della cortina di ferro, quando IL MURO era quello di Berlino, ancora su e nessun iper-sessantottino professore di storia si sognava di scrivere su libri di liceo che furono le potenze occidentali che coalizzate costruirono il Muro per isolare l'est, e che poi fu l'URSS a riuscire ad abbatterlo, quando i sessantottini ancora non avevano invaso tutti i licei d'Italia, con particolare attenzione alle "cattedre" di storia, quando alle ecocazzate di GreenPeace credevano solo gli ecofreaks, quando la prima repubblica banchettava con le nostre tasse, quando ancora noi si andava a fare benza in SLO, quando il mortadella era riuscito a fare danni solo a Santi Spiriti e IRI, ma ancora nessuna grinfia su alti bottini di Governo e Commissione, quando il KGB gongolava per il miliardo di informazioni riservate che riusciva tranquillamente a prelevare a piene mani grazie al più mastodontico servizio di spionaggio mai esistito, ridacchiando per avere talpe OVUNQUE (vero Mr Kinnock e Monsieur Mitterand?) e intanto Vasili copiava e copiava e stivava tutto in cantina (il poveretto non sapeva della spaventosa invenzione chiamata "bianchetto")....
....eccola lì la lady di ferro, assieme al miglior presidente americano del XX secolo, mandarono letteralmente a carte quarantotto, senza se e senza ma, l'URSS e i suoi artigli nell'est europa. E scusate se è poco. L'Europa e la Russia l'hanno liberata loro, non i mortadella e nemmeno, come sostiene Lisistrata, un instintivo impulso popolare. Sharansky docet: se non c'è appoggio esterno, dal di dentro si contro-rivoluziona molto poco, anzi, nulla.
Stasera berrò alla tua salute Margaret! Grazie!
3 Comments:
"Nessun iper-sessantottino professore di storia si sognava di scrivere su libri di liceo che furono le potenze occidentali che coalizzate costruirono il Muro per isolare l'est, e che poi fu l'URSS a riuscire ad abbatterlo". Dici benissimo e questo manuale liceale andrebbe buttato nel cestino. Però, esistono anche professori seri che, con intenti completamente diversi e senza faziosità, parlano di un ruolo svolto dagli USA nella costruzione del Muro di Berlino.
Ti riporto quello che diceva un mio professore di storia internazionale ad un corso di specializzazione. Preciso subito che questo professore non era (e non è) di sinistra, anzi, e che spiegava la fine del comunismo sovietico proprio con lo SDI di Reagan.
Il fatto è questo. L'idea di costruire il Muro di Berlino nel 1961 trovò in JFK un ispiratore. Era in corso la cd. 'Seconda crisi di Berlino'. L'ultimatum sovietico sul ritiro occidentale da Berlino Ovest non stava portando i frutti sperati. Eisenhower infatti non si era lasciato intimidire. Nel 1960, subentra Kennedy. Khruscev credeva di poter influenzare il nuovo presidente americano, considerato giovane, debole e soft on communism. In occasione della conferenza di Vienna dello stesso anno tra Kennedy e Khruschev per discutere della situazione tedesca, fu proprio il primo a suggerire la costruzione di un muro. Lo scopo del suggerimento, diceva il mio professore, stava nel riconoscimento della divisione della Germania e di Berlino, nonché, implicitamente, della sfera di influenza sovietica nell'Europa orientale. In altri termini, Kennedy riconosceva che ciò che succedeva dall'altra parte della cortina non riguardava gli occidentali. Per cui, se la fuga dei berlinesi dalla zona comunista di Berlino est verso la zona occidentale della città rappresentava uno smacco per l'immagine del comunismo nel mondo, per Kennedy bastava chiudere le frontiere e impedire fisicamente il passaggio a Berlino Ovest.
Ti sto dicendo questo solo per aggiungere un dettaglio sulla questione del Muro, dettaglio fornito da un professore universitario, ripeto, serio e non di parte. Scusami il commento polpettone e passami l'atteggiamento da sapientone ;-)
Ciao
By etendard, at 14 October, 2005 23:37
No, anzi, te lo passo eccome. Come avrai potuto immaginare dal tono del mio post, l'intento era di per sè provocatorio. Ammetto imprecisioni sul Muro di Berlino. E a zoomare con la lente sul fatto stesso, non mi risulta per nulla una sorpresa la diversità di atteggiamento fra Eisenhower e Kennedy. Kennedy ha sempre preferito la détente an faccia a faccia chiaro. Certo quegli erano gli anni del pericolo nucleare, perciò bisogna anche capire i rischi corsi. Resta il fatto che fu Reagan e non certo Kennedy che intuì l'estrema fragilità del gigante d'argilla URSS, e riuscì a piegare Gorbachev alla Perestroyka, da lì in poi la crepa nel muro, quello del regime si è fatta strada. In ogni caso ti ringrazio per aver aggiunto precisione al concetto.
By Heraclitus, at 14 October, 2005 23:50
questo post si legge tutto di un fiato. ottimo.
By Anonymous, at 16 October, 2005 04:01
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