Friday, December 02, 2005

Cina e Vaticano

Il relativismo sembra stritolare anche il Vaticano. Questi ultimi giorni sembrano essere la cartina al tornasole di quanto Enzo Reale ci sta dicendo da mesi: Il problema non è comprarsi la benevolenza del Partito ma lottare per la libertà religiosa.
Questo straordinario post dell'autore di 1972 riassume un po' l'andazzo delle cose fra chi sta bene e fa finta di non vedere il dolore della gente che continua a fare l'errore di identificare con il governo Cinese (in fondo, non vorrete mica che gli utili idioti riescano a capire che People's Republic of China è solo una scritta propagandistica?) e chi sta male e non capisce perché, nonostante qualcosa ancora sfugga alle strette maglie della sempre più tecnologica ed efficiente censura cinese (grazie Microsoft, Yahoo, Cisco, e altri), nessuno prenda una posizione in loro difesa, nemmeno quando si fanno quattro chicchere al bar.
Il concetto espresso da Enzo è semplice ma disarmantemente solido:

"Finora alle aperture provenienti da Roma è seguita solo una maggior repressione. Il problema non è comprarsi la benevolenza del Partito ma lottare per la libertà religiosa."

L'ho già enunciato in passato
ma lo ripeterò: non è con la distensione (détente, appeasement) che otterremo risultati con una dittatura.
Il fatto significativo in questo caso è quello che il Vaticano sembra aver scelto la via dell'appeasement invece di quella della difesa dei principi. Non sta a me dire al Santo Padre come fare il suo lavoro, ma ritengo che Santa Madre Chiesa dovrebbe interessarsi un po' meno della sua diffusione sulla Terra e un po' più delle anime dei propri credenti come anche dei princìpi per i quali questi credenti hanno perso la vita, ora come 2000 anni fa.
Se in Cina 16 suore vanno al macello finendo pestate per ciò in cui credono, la Chiesa dovrebbe onorarle invece di scandalizzarsi in modo radical-chic per le parole di Bush o addirittura cercare di accettare sporchi compromessi con Pechino pur di avere riconosciuta la sua presenza in suolo cinese. La Chiesa dovrebbe rendersi conto che non si può e non si devono piegare i princìpi per imbonire i carnefici, Pietro si rivolterebbe nella tomba, lui, primo martire di una lunga scia.
Invece di cercare il dialogo con Pechino, perché invece la Chiesa non si adopera a far ascoltare il verbo degli oppressi di laggiu qui dove tramonta il sole?
La Chiesa dovrebbe aver imparato molto bene che non funziona, non ha mai funzionato e non funzionerà mai scendere a patti con i terroristi (concorda José Luis?), non si fa, in nessun caso e per nessun motivo, non ultimo, dopo tutto, il motivo che NON FUNZIONA. Il Partito in Cina vuole non solo imbavagliare e controllare il Cristianesimo tramite il misconoscimento del Santo Padre come autorità ecclesiastica, ponendo invece il Partito come organo per la nomina del clero (tramite l’Associazione Patriottica e l’Ufficio affari religiosi), ma tutto ciò non può che giungere all'alterazione e al "disinnescamento" dei princìpi di libertà espressi nel Vangelo. E' questo che si vuole a Roma? E' il Vangelo riveduto e corretto secondo Mao? Le alte sfere in Vaticano sono già così rosse? Qua ci si dimentica che porgere l'altra guancia non significa permettere e autorizzare implicitamente o esplicitamente gli abusi e i massacri e le atrocità, significa stare a testa alta, senza odio e senza paura. E, a Roma, significa per lo meno porgere rispetto, onore e riconoscenza ai propri martiri.
Chiudo rammentando a chi di dovere una frase di Thomas Jefferson, traducetela in italiano se volete, o perfino in latino, ma rendetela eterna:

"In matters of style, swim with the current; in matters of principle, stand like a rock."

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